FRANCO ARANITI
Iddha esti
Collana: Novellando
ISBN: 978-88-99416- 249
Pp.: 80
Prezzo: 12,00 euro
Anno: 2018
In copertina: dettaglio da “sorella morte”, tecnica mista dell’artista dipingente Maria Naccarato
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Lampija e tronija ’nta spera ru suli?
Brisci storta ’sta jurnata.
Non si può prescindere, nella raccolta di racconti di Franco Araniti, dal citare il dialetto.
Se ci sono lampi e tuoni, mentre brilla il sole, inizia brutta la giornata. E, difatti, il filo conduttore di tutti i racconti è Iddha. Lei, la Grande Signora, colei che, col suo apparire, prende a calci e morsi la Vita, e così facendo la consegna all’eternità! L’autore affronta, ancora una volta, l’ardua impresa di mescolare, sapientemente, linguaggi atavici e lingua attuale. Il connubio è fascinoso, incalzante, con una serie di flashback che seguono il ritmo di una ballata. Avanti, indietro, poi di lato, destra, sinistra, ancora avanti. Generi letterari volutamente diversi, anche contaminazioni di noir, di racconto storico, di giallo. Così la scrittura spumeggia, s’intreccia e si avvita a chi legge, crea attesa di sapere cosa viene dopo, sfocia in un’arsura che il lettore e la lettrice devono per forza colmare. Una volta preso in mano il libro, niente ti può più fermare.
Nemmeno Iddha!
Ada Celico
Franco Araniti è nato a Reggio Calabria. Vive a Dipignano (CS). Ha pubblicato libri di narrativa e di poesia (ultimi rispettivamente L’uccello sciancato e Es Senza). È stato redattore della rivista della cultura sommersa Malvagia e del quaderno (del poeta). Ha pubblicato nel dialetto della vallata del Gallico la silloge poetica ‘U cunta cu campa. Gruppi di sue poesie e racconti sono ospitati in giornali quotidiani, antologie, periodici culturali. Ha scritto i testi in ammâšcânte (con traduzione in italiano), per il disco Ammâšcâ dei Dedalus. Ha ricevuto numerosi premi sia per la narrativa che per la poesia. Sulle sue pubblicazioni hanno scritto in tanti, tra gli altri il noto storico della letteratura calabrese Antonio Piromalli che nelle sue Lettere Vanitose nel semestrale edito da LPE, Letteratura e Società e del quale era direttore così commentava: “Finalmente potevo leggere in calma dei versi veri come quelli di Franco Araniti. Egli possiede dialetto e lingua della realtà, sa farli valere per dare forti bagliori e comporre visioni che restano memorabili”.