Raffinato nella carta e nella copertina, godibile nel contenuto, Notulae di Luigina Guarasci è sottotitolato: “appunti, storie e ricette di amore e amicizia di favole e miti”. Una miniera di curiosità, notizie dalla tradizione culinaria (popolare-calabrese) e colta, a cominciare dalla greca, di casa in Calabria, per continuare con l’apporto arabo, quindi medioevale, spagnolo, ecc., su su fino a oggi. Anticipati da paginette rammemorative, sono conditi, primi e pietanze, con i sapori più vari, con le erbe più diverse, a seconda delle stagioni e dei terreni, dei gusti e delle credenze, delle certezze e delle superstizioni che tali più non sono. Con l’aggiunta, in ciascun caso e tempo, di ogni possibile bizzarria cuciniera – oltre che della memoria soggettiva e della fantasia ghiribizzosa – sprigionata nelle stanze di chi approntava cibi per la tavola, più o meno ricca, più o meno povera. Le mamme, certamente, le nonne, le zie, ossia le donne (Basilica, Luisa, Angela, …, ora titolari – come grandi chef – di ricette firmate) cui è stata per secoli affidata la cura e la responsabilità di pranzi e di cene. Luigina Guarasci, che si è inoltrata anni fa nella ricognizione della lavorazione della seta nella sua regione (La produzione serica in Calabria, un lavoro al femminile, 2004; La Calabria e la seta: storia di donne, fatica e bellezza, 2013) e che nel 2014 ha pubblicato Sgucciula a luna–Haiku, ha, per questo Notulae, ricercato saperi nella sua esperienza e nel suo vissuto e dentro manuali di riferimento, dentro libri da biblioteca (come i latini: Plinio e Columella) e pubblicazioni varie (tra cui gli speziari della Scuola di Medicina Salernitana), molto probabilmente compulsando anche calendari e lunari i cui giorni, spesso, erano segnati dalla probabilità di eventi prandiali alti e bassi, di feste e di quotidianità. Compulsando inoltre, va da sé il divertissement, i miti già visitati da Omero, arricchiti, poi, dalla poesia successiva. Così, per esempio, la lattuga, la semplice lattuga da insalata, ha un suo antecedente nel mito di Adone che, ucciso da un cinghiale, «fu trasformato dalla madre Afrodite in un fragile fiore di anemone», prima avendolo però deposto «la madre-amante…su un letto di lattuga». Si ripensa a questa delicata vicenda con un occhio alla crema di lattuga e in bocca il suo pre-gusto. Succulenti, i cibi si qualificano, negli ingredienti, popolari ma anche di tavole ben imbandite. Molta della particolare declinazione a soddisfare ogni palato e a tirar su umori deriva, a mio parere, proprio da cura, erbe, dosi, geninità. E da una libertà immaginativa (nella mescolanza preparatoria) messa in movimento da Luigina e da chi, ricordo tràdito o realtà senza veli, si è messo ai fornelli con lei.
http://www.literary.it/dati/literary/l/lenti/notulae_appunti.html
Maria Lenti
“Il cibo è un riconoscersi, uno scambio”. Di questa indagine sulla propria identità si è occupata Luigina Guarasci nel suo ultimo libro “Notulae. Appunti, storie e ricette di amore e amicizia, di favole e miti” edito per i tipi de ilfilorosso, associazione e casa editrice diretta dalla stessa autrice. Il cuore pulsante, l’angolo magico del focolare domestico, scrigno prezioso di segreti e antichi sapori familiari, è proprio la cucina, colma di storie e nostalgie che si tramandano di generazione in generazione. Testimone di abitudini radicate e rimandi ancestrali è dunque il cibo, la sua storia nella quale si intersecano vicende di popoli, di famiglie, di uomini, storie che arrivano dal passato per disporsi fumanti sulle nostre tavole. Tali sono i ricordi e le scoperte sulle quali il libro indaga.Un volumetto esile eppure carico di emozioni che si presenta al lettore nelle vesti di chiave inossidabile per un mondo fatto di sapori passati. Le notulae, gli appunti dell’autrice, si arricchiscono pagina dopo pagina di contributi personali, di ricerche antropologiche e di rimembranze per giungere a un risultato intriso di freschezza narrativa e di calore umano, quello proprio degli affetti familiari, dell’amore e dell’amicizia. La Guarasci prende in mano le ricette della madre, la mamma Maria alla quale ha dedicato il lavoro, e le propone con continuità filologica, legando agli ingredienti anche delle accurate riflessioni storiche sul loro utilizzo nel corso dei secoli e sul rispettivo legame con le tradizioni culinarie calabresi. Tradizioni popolari, retaggi classici e simbolismo, questi gli ingredienti di un lavoro che va al di là dell’idea di ricettario, ma che si presenta come un vero e proprio racconto di vita mostrando nella cucina e nei suoi segreti più reconditi la vera chiave del potere, quel “il potere della donna tre la mura domestiche”, come ha sottolineato Pina Oliveti presentando il volume. “In un percorso che è ricerca del mito, viaggio tra i ricordi. La lettura permette infatti di entrare nella vita dell’autrice, ma anche in quella di ciascuno di noi. Gina Guarasci appare come custode della memoria della madre in un libro in cui l’affetto per la propria terra traspare da ogni rigo. In un certo senso, ci ospita a casa sua, tant’è che il dono più caro di questo libro è proprio l’ospitalità”. Un delicato tuffo nei tempi che furono è anche ciò che ha vissuto Marilù Sprovieri nella sua esperienza di lettura. “Il libro porta al passato, quando il dono del cibo era la più grande offerta d’amore. Senza dimenticare, inoltre, che il cibo e le tradizioni familiari rappresentano la nostra storia: infatti, le ricette del mito raccolte da Gina Guarasci consentono al lettore di assaporare ingredienti che hanno a che fare con l’antichità”. Il cibo è tutto ciò, eppure non solo questo. Il libro non si limita a staccare un biglietto per il passato, ma apre la porta alla conoscenza dell’altro e a quella di sé stessi, del proprio vissuto e della propria identità. Sul punto, l’autrice non usa mezzi termini evidenziando proprio come il cibo si ponga tra gli uomini alla stregua di uno strumento di riconoscimento. “Così come avvenne per i discepoli di Emmaus”, ha spiegato Luigina Guarasci, “Essi riconobbero Gesù quando questi spezzò il pane. È in tal senso che il cibo diventa il tramite in cui ci si riconosce. Tante possono essere le chiavi di lettura di questo libro, una delle quali è appunto la nostalgia”. Una nostalgia non intesa come rimpianto, bensì come memoria del passato. “Mi piacerebbe che chi lo legge possa ricavare tanti spunti, magari anche aggiungendo qualcosa di suo, delle proprie tradizioni familiari, nelle ricette”, ha concluso l’autrice.
http://www.radiocittastereo.it/cultura/item/377-notulae-di-luigina-guarasci-viaggio-tra-sapori-antichi-e-nuove-scoperte.html